Stare a dieta fa ingrassare
Dopo un periodo di restrizione calorica, l’organismo si comporta come se fosse in letargo con tutte le conseguenze che ne derivano. Durante il letargo, l’animale consuma meno calorie per risparmiare quanta più energia è possibile. Il funzionamento dei vari organi si riduce, si abbassa la temperatura corporea, il metabolismo basale crolla tanto che, se l’orso durante l’estate può consumare fino a 5000 calorie al giorno, lo stesso animale in letargo ne brucia solo 1500.
Ne consegue che dopo una dieta, una persona deve continuare a mangiare meno perché il suo corpo ha imparato a sopravvivere bruciando poche calorie e di dieta in dieta il metabolismo tende a diventare sempre meno efficiente.
La logica del corpo non dovrebbe meravigliarci.
La dieta pensata in termini economici è immediata: a fronte di una riduzione del salario, è necessario contenere le spese per evitare la bancarotta!
Il problema è che il metabolismo, una volta adottata la dieta, non modifica la sua strategia d’investimento risorse, e continua ad essere lento anche cambiando alimentazione.
Molte persone, dopo numerosi tentativi di ridurre il peso tramite una dieta, sono condannate a dieta perenne, non per dimagrire, ma per evitare di recuperare i chili persi con fatica, al minimo eccesso alimentare.
Si tratta di una forma dilagante d’obesità, dieta indotta, che deriva dall’innescarsi del meccanismo definito sindrome del peso fluttuante o sindrome dello yo-yo.
A successive, ripetute riduzioni del peso corporeo segue un rapido recupero, quindi il peso sale e scende proprio come uno yo-yo.
I chili perduti che si riacquistano sono prevalentemente di massa grassa e, per lo più, di grasso viscerale, che determina un incremento della circonferenza addominale e con essa del colesterolo, dei trigliceridi e della pressione arteriosa
Coloro che ripetutamente si sottopongono a regimi dietoterapici per poi riguadagnare il peso perduto, oltre ai gravi effetti psicologici, possono anche danneggiare il proprio sistema immunitario.
A stabilirlo sono stati i ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center in Seattle che hanno studiato un campione di 114 donne sovrappeso in menopausa, in buona salute. Dalla ricerca, è emerso che le donne con una storia di dieta ripetuta, seguite dalla ripresa del peso, il cosiddetto “effetto yo-yo”, avevano il sistema immunitario più debole.
Questo dimostra come l’insufficiente introduzione di nutrienti necessari al nostro organismo si ripercuote sugli equilibri fisiologici, con il rischio di innescare o slatentizzare condizioni patologiche, e causa un rallentamento della velocità metabolica.
Del resto, l’organismo si comporta come se dovesse affrontare un periodo di carestia: rallenta il metabolismo, cioè la velocità con cui brucia grassi e zuccheri per produrre energia, per immagazzinare scorte utili a evitare un possibile deperimento.
Il corpo, infatti, tara il proprio consumo energetico in base all’assunzione calorica e in caso di dieta restrittiva, la sua tendenza è quella di risparmiare energia e bruciare il meno possibile; nell’economizzare i consumi, il funzionamento degli organi si riduce e, appena l’alimentazione torna ad essere normale, si recupera il peso perduto.
Un apporto calorico insufficiente fa dimagrire perché il corpo, per far fronte alla diminuzione energetica, è costretto ad attingere alle riserve di deposito; nello specifico il fegato, per garantire l’omeostasi glicemica, depaupera le sue scorte di glicogeno e quindi utilizza i grassi stoccati negli adipociti. Tuttavia, produrre zucchero dai grassi è un metabolismo energeticamente costoso ed impegnativo. A fronte di un rapido dimagramento, l’organismo non mobilita immediatamente gli accumuli adiposi, piuttosto è più conveniente convertire in glucosio le riserve proteiche e il glicogeno muscolare. In tal caso, non è la massa grassa che si riduce, ma solo i liquidi e la massa magra e nel momento in cui ci si ri-alimenta in maniera regolare, si riacquistano in fretta i chili persi.
Nella migliore delle ipotesi, se il muscolo recupera tono, è acqua che rientra nei depositi altrimenti, come solitamente accade, aumenta la massa grassa a scapito di quella magra.
In ragione di tali meccanismi, la perdita di peso dovrà essere lenta se si desidera ottenere una riduzione della massa grassa, inizialmente, quindi, si assisterà alla diminuzione dei volumi più che del peso corporeo.
La dieta carenziale fallisce, oltre che per i meccanismi sopra citati, perché non rispettano la funzione epatica, privandola del sostegno e dello stimolo, e aggravano quella renale.
Nell’adipe, infatti, sono stoccate tutte le tossine endogene ed esogene, farmaci e ormoni ed un’alimentazione insufficiente comporta un aggravio per il fegato, che dovrà sia destrutturare i lipidi, sia gestire tutto ciò che è liberato dal tessuto adiposo. L’eccesso di cataboliti che raggiunge il circolo sistemico, impedisce al fegato di svolgere la sua funzione detossicante, mancando di rendere idrosolubili le sostanze da eliminare così che il rene non sarà in grado di filtrarle correttamente.
Per questo motivo, anche in una dieta ben impostata, è bene non dimagrire in tempi troppo rapidi e rispettare puntualmente, ad ogni pasto, la funzione epato-renale.